Il vizio assurdo
di Giulia Sarli
illustrazione di Michele Rota
Piccola volpe dove vai così di fretta? Dove ci stai portando? Le sacche dei polmoni pungono il petto, ma non ci fermiamo. Seguiamo la mappa delle goccioline di bava che ti cadono dalla lingua, drizziamo le orecchie in cerca dei tuoi movimenti. Il buio è la tua casa e così la nostra. Annusi, annusiamo. Iniziamo a capire. Il suo odore irrora ancora il terreno della sua aura. Dove ci stai portando? Il bosco si scioglie in una radura e abbiamo paura di lasciare la protezione degli alberi; ma sei tu la nostra guida, la più anziana tra noi, e continui a correre. Stelle comete i tuoi occhi zampillano i riflessi della luna nella notte, odore di campagna ci sferza e ci arruffa il pelo, non capiamo la direzione del vento.
Un perimetro più scuro del cielo si disegna davanti a noi, un cascinale, forse abbandonato? La porta ha percorso il cardine per mezza circonferenza, ora ondeggia e sbatte a ripetizione contro il muro. I gatti fuggono vedendoci arrivare.
Ci accorgiamo che nei recinti ci sono le ombre vive delle galline che chiocciano per la fame. Anche noi ne abbiamo. Piccola volpe vieni con noi, ci hai portato a un banchetto. Ci appiattiamo a terra, trasciniamo le foglie sotto alle zampe. Ma ci balzi davanti, vediamo le scapole sporgere sotto alla pelliccia e le tue zanne ci ballano negli occhi. Dobbiamo seguirti. Adesso avanziamo nel cortile, entriamo nella casa degli uomini. E se fosse una trappola? Piccola volpe che cosa vuoi da noi? I peli si rizzano, ci viene spontaneo ringhiare. Starnutiamo. Anche gli odori si decompongono. Siamo qui per questo? Seguiamo la scia di morte fino alla camera da letto. L’uomo che conosciamo è sdraiato e il lenzuolo non si gonfia dei respiri dentro al petto. Adesso capiamo. Per tutta la vita sei stata inseguita e non ti sei mai fatta prendere. Ora corri dal tuo cacciatore. Salti sul letto, ti avvicini al volto immobile che già slabbra la pelle al peso della gravità. La bocca aperta mostra i denti di un predatore, che ha così tanto desiderato di penetrare la carne della volpe, che ora la volpe non può più fare a meno di lei. Tu lo annusi, gli lecchi le mani dure dei calli lasciati dall’impugnatura del fucile, ti accovacci contro il suo corpo freddo appoggiando il muso sulla sua spalla. Gli scaldi il collo con il tuo respiro. Noi mettiamo tutto a soqquadro, straziamo le galline, ci accucciamo vicino a voi nella stanza.
All’alba i tuoi occhi spalancati ci dicono che è tempo di tornare. Vi lasciamo. Nel cortile sterrato delle piume volteggiano, giochiamo ad acchiapparle ma ci mordiamo la lingua.
***
L’autrice
Giulia Sarli ha 33 anni, collabora con la rivista online La balena bianca, corre dietro ai libri e ai cani.
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